L’inizio
Milano tra ‘800 e ‘900
Il 6 maggio 1898, in una città da tempo eccitata dal malcontento per l’aumento del prezzo del pane, la distribuzione illegale di un volantino socialista scatena un intervento repressivo della polizia.
Scoppia la protesta operaia: per quattro giorni Milano diventa scenario di una rivolta drammatica. Nei primi decenni del XX secolo altri avvenimenti segnano drammaticamente la vita dei milanesi: nel 1904 si verificano nuovi scioperi, poi la Grande Guerra nel pieno della quale, 1916, la città viene pesantemente bombardata. Nel 1923 viene istituita la carica di podestà che sostituisce quella di sindaco: il fascismo si diffonde decisamente.
La Chiesa ambrosiana attraversa con coraggio le alterne vicende storiche di inizio secolo grazie alla guida sicura dei suoi pastori. «In 25 anni di episcopato, il cardinal Andrea Carlo Ferrari aveva impresso alla diocesi un intenso ritmo di vita cristiana. In ogni settore – sociale, caritativo, politico, culturale – egli era stato presente con preziosi consigli, direttive, aiuti economici e sollecitazioni profetiche» (Angelo Majo).
Achille Ratti, futuro Pio XI, e il cardinal Tosi non sono da meno e tutt’altro che personalità di transizione, nonostante il breve mandato a guida della diocesi di Milano.
INFANZIA, ADOLESCENZA E GIOVINEZZA
Adele Bonolis nasce a Milano il 14 agosto del 1909, da Luigi Bonolis e Luigia Varenna. Nonostante i genitori non siano praticanti, nemmeno in verità pongono ostacoli, lei aderisce alla comunità cristiana in modo deciso.
I primi anni della sua esistenza sono saldamente ancorati ai sacramenti e ai luoghi in cui si può fare esperienza di crescita.
Si impegna moltissimo e fa tutto con entusiasmo. La ricordano in molti testimoni attiva in oratorio dalle suore orsoline di via Lanzone prima, nell’Azione Cattolica femminile presso la parrocchia di Sant’Ambrogio poi; la sua sensibilità per chi è in difficoltà e la sua capacità di accoglienza emergono sin dai primi anni di vita.
Un incontro determinante
Gli anni ‘30
L’economia italiana, con la crisi del ’29, fa fatica a riprendersi. Mussolini è convinto, come sempre, che la ripresa debba venire dal settore rurale. Eppure sono interventi come quelli della creazione dell’Iri a sollevare le sorti dell’Italia.
Milano esce dalla depressione perché Breda, Alfa Romeo e Marelli beneficiano del sostegno statale, ma anche perché la città sa esprimere la sua proverbiale vitalità attraverso l’iniziativa privata.
Il 26 giugno 1929 Ildefonso Schuster viene nominato arcivescovo di Milano da Pio XI; il 15 luglio il Papa lo nomina cardinale.
Prende come modello il suo predecessore, il santo vescovo Carlo Borromeo, e di lui imita anzitutto la determinazione nel difendere l’esperienza cristiana, nel promuovere la conversione degli uomini, nell’incrementare la fede attraverso la vita sacramentale e la conoscenza.
La sua presenza tra il popolo sarà continua e costante, sia attraverso il sostegno pastorale che attraverso l’aiuto alla popolazione colpita dalla guerra.
LA NASCITA DELL’AMICIZIA TRA ADELE E GIUSEPPINA
Adele Bonolis incontra per la prima volta Giuseppina Achilli il 10 luglio 1932 in occasione di un corso di esercizi per la gioventù femminile di Azione Cattolica organizzato a Rovagnate. Giuseppina, nata a Usmate (MI) il 15 aprile del 1910, stava frequentando la facoltà di lettere presso la neonata Università Cattolica del Sacro Cuore.
Orfana della madre, Carolina Restelli, allevata dalla nonna e dalla zia, educata dallo zio sacerdote, don Pietro Restelli, privata spesso della presenza del padre Felice, la giovane trovò in Adele la persona cui voler bene e riversò su di lei tutto il suo desiderio di amore e di calore familiare, tanto da riservarle l’appellativo di “mammina” in molte lettere. Culturalmente più istruita di Adele, ne era però affascinata sul piano spirituale e le differenze caratteriali, per certi versi notevoli, si contemperavano e si armonizzavano, spesso non senza incomprensioni, nella comune fede in Dio.
Una vocazione chiara
Il periodo della guerra
Nel 1940 Milano era ritenuta dagli inglesi un importante obiettivo militare, ma era ben lontana dall’immaginarsi l’eventualità di un attacco. A pochi giorni dall’ingresso in guerra la città invece ebbe il suo battesimo di fuoco. Il bombardamento sistematico fu in un primo momento – fino a tutto il 1943 – rivolto a colpire la città civile, mirando su case e popolazione, affinché questa, terrorizzata, spingesse il governo a chiedere un armistizio; in un secondo tempo si accanì su fabbriche e produzione bellica, asservita alle esigenze tedesche.
Approssimativamente la città perse un terzo delle proprie costruzioni, 600 furono gli edifici distrutti, alcuni direttamente a seguito delle incursioni aeree e degli incendi da queste causati altri per le demolizioni successive resesi necessarie.
A Milano, negli anni della guerra, la chiesa ambrosiana, grazie proprio all’impulso del cardinal Schuster, intensificò la sua attività caritativa sostituendosi ad uno stato pressoché assente. Ne beneficiarono prigionieri di guerra, profughi, reduci, famiglie ridotte in povertà, orfani, mutilatini, disoccupati, senza tetto.
UN’ESPERIENZA MOLTO RICCA
La guerra condiziona la vita dei Bonolis. Il 17 agosto 1943 l’abitazione della famiglia, in viale Piave 28, viene distrutta da un bombardamento; Adele è costretta a trasferirsi con il padre a Turate dove è parroco don Pietro Restelli, zio di Giuseppina Achilli.
In questo periodo Adele si dedica alla formazione e all’insegnamento. Con l’aiuto di Giuseppina Achilli consegue la licenza magistrale e poi quella liceale. Tra il 1940 e il 1945 insegna a Lecco e Sondrio. Nel frattempo si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano e consegue la laurea in filosofia.
Negli stessi anni un evento attesta la sua vocazione: il 24 giugno 1941 a Monterosso, in una piccola chiesa, si dona a Dio per sempre con una forma di consacrazione semplice e privata.
Anni di ricostruzione
Una civiltà piegata ma non rassegnata
Gli ultimi mesi della guerra sono terribili. Le formazioni partigiane entrano in città il 28 aprile, le violenze delle formazioni fasciste vengono ripagate con alti interessi. Milano città sventrata, mortificata, vendicativa, ha però voglia di ricominciare, di ricostruire.
Il simbolo della rinascita non può che essere la Scala. L’11 maggio 1946 il teatro riapre i battenti dopo essere stato ricostruito e l’onore di dirigere il primo concerto, di musica esclusivamente italiana, è di Toscanini.
Il 2 giugno 1945 Pio XII rilancia ai fedeli il compito di essere protagonisti. «Oggi, dopo circa sei anni, le lotte fratricide sono cessate, in una parte almeno di questo mondo devastato dalla guerra. È una pace — se pure tale può chiamarsi — ben fragile ancora, e che non potrà persistere e consolidarsi se non a prezzo di assidue cure; una pace, la cui tutela impone a tutta la Chiesa, al Pastore e al gregge, gravi e delicatissimi doveri: paziente prudenza, coraggiosa fedeltà, spirito di sacrificio!
Tutti son chiamati a consacrarvisi, ciascuno nel suo ufficio e al proprio posto. Nessuno potrà mai apportarvi troppa premura né troppo zelo».
LA PRIMA OPERA È L’EDIFICAZIONE DI SE’
Nel 1945 Adele Bonolis stende lo statuto delle «Aralde dell’amore». Ancora impegnata nell’insegnamento e negli studi (si era iscritta alla facoltà di Medicina, presso l’Università Statale di Milano), pensa per un certo periodo ad un ordine secolare vero e proprio, di cooperazione con gli ordini sacerdotali.
È un intento che coltiva da tempo, quello di dare un ordine alla propria vita religiosa e alla piccola comunità di amiche, prima di tutte Giuseppina, con cui condivide oramai la casa, e poi Giovanna Negrini che le si affianca a seguito di un’esperienza in un ordine religioso. L’idea verrà poi accantonata, forse perché percepisce che l’ordine le toglierebbe energie alla «riabilitazione dell’amore». Forse perché, come sottolineerà varie volte, per lei è già definitivo il battesimo che sancisce il patto di amicizia fra Dio e uomo.
La questione educativa
LA “CASA DEI RAGAZZI”
La condizione dei minori nel dopoguerra
Nel 1945 don Carlo Gnocchi, passando per via Argonne a Milano, nota un bambino senza gambe. Si ferma, lui che era sempre di corsa, se ne prende cura: inizia così la sua opera con i mutilatini.
Finito il conflitto sono infatti centinaia di migliaia gli orfani in strada abbandonati completamente a loro stessi. Molti altri, nonostante abbiano ancora una famiglia, sono costretti a lavorare per aiutare i genitori e i fratelli più piccoli.
I cattolici si organizzano per rispondere alla drammatica condizione dell’infanzia in Italia. Nell’ottobre del 1944 è già nato il Centro Italiano Femminile (C.I.F.) come collegamento di donne e di associazioni di ispirazione cristiana, per contribuire alla ricostruzione del Paese.
Tra le associazioni cattoliche che aderiscono al CIF c’è anche l’Unione Donne di Azione Cattolica (AC), la Gioventù Femminile di AC, le Universitarie di AC, le Laureate di AC, l’Unione Cattolica Insegnanti Medi, e molte altre associazioni, legate e non ad Azione Cattolica.
ADELE SI OCCUPA DI RAGAZZI UN PO’ SPECIALI
Adele Bonolis, lasciata la Gioventù Femminile, passa ad operare nelle file delle Donne di Azione Cattolica e nel CIF Provinciale di Milano dal 1945 al 1950. Una delle attività più apprezzate del CIF è senz’altro quella delle colonie estive organizzate in quelle che venivano denominate le “case del sole”; qui si accolgono soprattutto i bambini orfani, disagiati, con problemi di inserimento.
La prima esperienza con la colonia estiva, Adele, con l’amica Giuseppina, la fa da luglio a settembre 1946, durante le ferie dall’insegnamento, in Valsassina.
L’esperienza è entusiasmante per tutti ed anche la popolazione ne rimane edificata. Il 16 marzo 1948 la «Casa dei Ragazzi» si costituisce in associazione. Adele non partecipa in prima persona alla sua costituzione, in quanto occupata sia con lo studio universitario che con il lavoro; per la stima che alcune personalità hanno nei suoi confronti le viene comunque affidata la direzione pedagogica.
La COF (1950)
Un annoso dibattito
Il fenomeno della prostituzione e il dibattito politico-culturale sul tema costituiscono un’importante questione sin dalla fine ‘800. In Italia due sono gli atteggiamenti: regomentalista e proibizionista.
Di questo ultimo atteggiamento è la più grande sostenitrice una donna, la senatrice socialista Lina Merlin, che nel 1948 presenta un disegno di legge per la chiusura delle case riservate alla prostituzione controllata dallo Stato, legge approvata solo nel 1958. Perché ci vuole così tanto tempo? Occorre che i tempi cambino. A Milano, nel dopoguerra, funzionavano ancora una ventina di “case” contro le quattrocento del primo novecento. La legge Merlin infierisce un ultimo colpo a questa piaga nel rispetto finalmente della Dichiarazione dei diritti dell’uomo che impone «la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione».
I cattolici sensibili alla piaga sociale della prostituzione cercano di dare un loro contributo promuovendo gruppi all’interno di Azione Cattolica.
È proprio grazie al Comitato di Azione Morale che Adele Bonolis entra in contatto con Attilio Donat Cattin, procuratore alla Banca Commerciale, e il dottor Giuseppe Vago, della Cassa di Risparmio. Grazie ad un certa sintonia si concretizza, soprattutto dalla loro collaborazione, una riposta al problema: la Casa di Orientamento Femminile.
UNA DONNA DI AZIONE
Nel maggio del 1949 Adele si trasferisce nella casa di via Lanzone 18 a Milano e con lei suo padre, invalido, l’amica Giuseppina Achilli e Irma Lorenzelli, in qualità di domestica. Questo indirizzo sarà sempre aperto per i bisognosi, una sorta di casa di prima accoglienza.
In pochi mesi prende anche forma l’opera che la impegnerà per dare una riposta al fenomeno della prostituzione e a chi dubita che ce la faccia sono pronti a giurare che per esempio «per il problema finanziario la professoressa Bonolis dice che ha sempre trovato i denari al momento opportuno». La C.O.F. ha sede dal 1950 al 1954 ad Onno; dal 1954 al 1960 a Varenna; dal 1960 in poi a Lucinasco (Como).
La seconda grande opera: CODIC
La situazione carceraria alla fine della guerra. Una fotografia attraverso le cifre
Dopo la prima e controversa amnistia generale della neonata Repubblica italiana, varata il 22 giugno del 1946 dall’allora governo di Alcide De Gasperi e dal suo ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti, nella speranza di una più rapida pacificazione sociale, il 18 settembre 1953 un nuovo progetto di amnistia e indulto è approvato dal Consiglio dei ministri del Governo Pella, su proposta del guardasigilli Antonio Azara.
La proposta, con un iter parlamentare che la mette seriamente a rischio, viene votata il 18 dicembre.
Tale provvedimento migliora notevolmente la situazione all’interno degli istituti penitenziari italiani, dal momento che contribuisce a ridurre la popolazione a 38.397.
A fronte di una capienza degli istituti all’incirca di 40.000 detenuti, si contano 55.512 presenze, soglia che sarebbe stata superata solo oltre cinquanta anni dopo.
LADRI E MERETRICI VI PRECEDERANNO NEL REGNO DEI CIELI
Data la situazione Adele pensa subito ai 20.000 che beneficiano dell’indulto, in particolare alle donne: cosa faranno senza casa e senza lavoro? Come potranno evitare di delinquere nuovamente o darsi alla prostituzione? Nasce così l’idea di una Casa che le accolga e le prepari ad un dignitoso reinserimento nella società. All’idea segue subito l’attuazione concreta ed inizia così l’esperienza della Casa di Orientamento Dimesse Istituti Correzionali (CODIC).
Il giorno 26 ottobre 1953, presso il notaio Domenico Moretti di Milano, Adele Bonolis, Giuseppina Achilli, Carelli Adele, Antonia Rossetti, Teresa Clerici, Beatrice Rizzoli, Aldo Giobbi, Francesco Anselmi e Antonio D’Alò danno vita all’Associazione CODIC, con sede in Milano, Via Boselli 5. Richieste di nuove accoglienze si susseguono in breve tempo e così la ricerca di nuove strutture. Anche per quest’altra associazione si ricercarono nuove strutture a Seveso, a Milano – dove Adele riuscì a realizzare un pensionato per le minori – a Nibione di Cibronno, là dove è ancora attiva.
Associazione Amicizia Villa Salus
La psichiatria In Italia
Negli anni ’50 i manicomi svolgono una funzione prevalente di contenitore sociale di una serie di problemi diversificati, la popolazione è costituita non soltanto da persone con disturbi mentali, ma anche da disabili gravi e gravissimi, disadattati sociali, emarginati, alcoolisti.
C’è perfino chi nasce in manicomio e vi trascorre tutta la vita. Il ricovero, quasi sempre deciso da altri, è obbligatorio e spesso dura fino alla morte, in quanto non esistono stimoli o soluzioni alternative. Il criterio per l’internamento non è la malattia mentale ma la pericolosità o il “pubblico scandalo” ed è quindi evidente che la funzione del manicomio è solo in minima parte di “cura”.
A partire dalla seconda metà degli anni ’50 le attività di assistenza psichiatrica in tutto l’Occidente sono attraversate dal movimento di de-istituzionalizzazione, che pone in discussione il manicomio e apre il dibattito rispetto a nuove modalità di presa in carico dei pazienti psichiatrici.
Padre Gemelli è la personalità cattolica di riferimento della prima metà del ‘900 per quanto riguarda l’esperienza nel campo degli studi psicologici. All’interno dell’Università Cattolica da lui fondata negli anni ’20 promuove un moderno Laboratorio di psicologia.
ALTRE DONNE IN ESTREMA DIFFICOLTÀ
Il pensiero di intervenire a favore delle donne affette da malattia mentale si fa strada in Adele proprio all’inizio degli anni ‘50. Un’amica, la contessa Belgioioso, soffre di depressione. E in questo periodo in cui spesso, anche di notte, sveglia nel cuore della notte Adele cercando conforto, che un’altra persona chiede proprio ad Adele di fare qualcosa per le persone uscite dagli ospedali psichiatrici.
Nel 1954 prende avvio un’opera destinata alle donne psicologicamente labili e spesso non autosufficienti, quella che sarà poi Villa Salus «Madonna del Soccorso» a Lenno (Como).
La villa, donata dalla signora Canzani ai camilliani affinché fosse adibita ad attività sanitaria o parasanitaria (con la riserva di una stanza a sua disposizione), viene concessa in comodato d’uso per otto anni ad Adele che è responsabile psicologa, con un medico e un neurologo. La villa ha una capienza di 12 posti e si mantiene con rette di privati, convenzioni con enti pubblici e offerte di simpatizzanti.
Assistenza Fraterna
La ripresa economica
Alla fine degli anni quaranta, inizia il miracolo economico italiano. Gli investimenti passano, dal ’52 al ’62, dal 7 al 12 per cento del prodotto nazionale lordo, il reddito nazionale cresce a tassi superiori al 6%; i consumi aumentano, arrivano gli elettrodomestici, la televisione, le automobili. All’inizio degli anni Sessanta l’Italia sembra una paese che in meno di 15 anni si è sollevato dalla guerra, ottimista, positivo e creativo. Milano per qualche tempo sogna di diventare capitale d’Europa, e il sindaco Virgilio Ferrari la candida al titolo, pur senza successo.
Alcuni cittadini italiani continuano però a restare ai margini; considerati inutili e irrecuperabili, difficilmente possono giocare un ruolo economico: sono gli ex-carcerati e i malati psichici spesso loro stessi con problemi con la giustizia.
La Chiesa continua ad incoraggiare l’opera dei cattolici all’interno della società italiana. Prima, durante e nell’immediato dopoguerra i pastori sono stati a fianco della popolazione, dei fedeli, anche nei momenti più drammatici. Meno noti sono i gesti di paternità concreta e soprattutto il legame, le relazioni dirette che si sviluppano tra pastori e personalità cattoliche di primo piano.
Il cardinal Montini per esempio è molto sensibile al problema dei carcerati e per questo aiuta l’As.Fra. e, una volta diventato papa, non potendo più far seguire dal suo segretario tutto quello che è il problema dei carcerati di Milano, lascia alla dottoressa Bonolis un libretto di risparmio con la somma di 54 milioni.
CASA SAN PAOLO
Quest’ultima opera è il completamento naturale del percorso di Adele Bonolis. Le donne, finora, sono state assistite in tutte le loro difficoltà: ex prostitute, ex carcerate, malate di mente, autosufficienti e non.
Non vi è però ancora nessuna attenzione al mondo maschile, specie quella parte in grave difficoltà, socialmente pericoloso se lasciato a se stesso.
Occorre pensare a quei detenuti che, scontata la pena, o dimessi dai manicomi giudiziari, si ritrovano in mezzo alla strada, senza soldi, senza lavoro, senza casa e senza prospettive per il futuro.
La malattia
DICEMBRE 1976 – 11 AGOSTO 1980
Milano alla fine degli anni ’70
Un salto temporale di circa 20 anni ci porta dagli anni ’50 agli anni ’70. La violenza comincia con la strage di piazza Fontana, il 12 dicembre 1969. La bomba scoppia alle 16.37, provocando 16 morti e 87 feriti, tutti semplici cittadini. Piazza Fontana segna l’inizio della logica degli anni di piombo: la violenza, una certa connivenza delle forze dell’ordine (praticamente tutte le stragi sono impunite), la logica degli opposti estremismi senza che il governo o la classe politica possano intervenire su questa tragica spirale.
Una stagione drammatica attraversata dal terribile delitto Moro.
È soprattutto questo fatto a turbare la Chiesa e Paolo VI per primo.
Montini è amico dell’onorevole Aldo Moro da molti anni, fa di tutto per favorirne la liberazione. Di fronte alla morte dell’amico eleva una preghiera straziante. «Ed ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all’ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il De profundis, il grido cioè ed il pianto dell’ineffabile dolore con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce».
ANNI DI SOFFERENZA FISICA, MA DI LETIZIA
Nel dicembre del 1976 Adele Bonolis è operata per un tumore all’intestino, ma non si arrende e fino alla morte, avvenuta l’11 agosto del 1980, si dedica alle sue opere.
Chi la assiste in questi anni di sofferenze rimane stupito della serenità con cui, questa donna dinamica, viva con estrema dignità la sua malattia. Innanzitutto tante sue amiche invece di confortarla finiscono per essere confortate. E poi c’è il medico che la segue. Parlerà dopo qualche anno di una straordinaria libertà di dialogo anche quando si tratta di comunicarle la gravità del male. Adele è sempre fiduciosa e serena. In secondo luogo sottolinea la scrupolosa attuazione delle prescrizioni ricevute da lui e anche da altri specialisti. Infine è lieto del fatto che la sua paziente manifesta con affetto di apprezzare la presenza e le cure del suo medico. Insomma un paziente modello.